lunedì 1 giugno 2015

con la collaborazione di Carlo Brevi - Santaruina.it

Gela – Siamo in campagna elettorale e cresce la voglia di voler votare bene e di sostenere il miglior candidato possibile per la collettività, per risolvere i problemi della comunità: ma abbiamo veramente la possibilità di migliorare la nostra Comunità con una preferenza?
Per rispondere a questa domanda, dovremmo tornare indietro alle prime democrazie nella Storia delle società umane, per motivo mi avvarrò di un esperto di storia, filosofia, religioni e miti, Carlo Brevi, conosciuto per il Blog Santaruina.it.
Posso premettere, innanzitutto che la democrazia classica non prevedeva il suffragio universale e che il diritto di voto era appannaggio di pochi. Infatti, la cittadinanza era riconosciuta a coloro i quali avevano un certo grado di istruzione ed una certa condizione economica, di certo si trattava di uomini mediamente più intelligenti di noi che non venivano “educati”, ma venivano “formati” al pensiero, alle arti e molto altro senza seguire i “programmi ministeriali” del Governo.
 Nelle società moderne, invece, al raggiungimento della maggiore età, tutti acquisiscono il diritto al voto e alla selezione del governo del nostro paese: ma siamo tutti davvero interessati ed informati?
Nel passato, i popoli che hanno inventato la democrazia credevano che non tutti fossero nelle condizioni di votare, persone troppo povere o non in grado di capire per questione di abitudine, sarebbero state preda del qualunquismo e della propaganda. 
Nelle democrazie moderne, invece, che si basano sul suffragio universale la gente è spaccata tra coloro che sono polarizzati in valori contrapposti, coloro i quali sono facilmente suggestionabili (il c.d. voto moderato), coloro i quali hanno voglio di lucrare sulla democrazia e coloro i quali non vogliono partecipare.
Il voto c.d. moderato o meglio voto conservato subisce l’influenza della propaganda e dei Mass Media e dei gruppi di potere.
Quindi a questo punto chiedo al nostro ospite di oggi: Carlo ci sarà una possibilità di selezionare delle persone valide in questa campagna elettorale? La democrazia è mettere una crocetta ogni 5 anni su un foglietto?

Se la democrazia potesse avere un senso, questo potrebbe al massimo trovarsi nell'ambito delle elezioni locali, e questo perché il presupposto dei concetti di “delega” e di “rappresentanza”, concetti sui quali la democrazia  si fonda, necessitano di una conoscenza profonda, personale, tra votante/elettore e candidato.
In ambito nazionale questo non è possibile, poiché poco si sa delle reali intenzioni e del reale carattere di chi chiede il nostro voto, mentre in ambito locale vi è ancora la possibilità di avere una conoscenza diretta della persona a cui potremmo affidare il compito di rappresentarci.
E per rispondere anche alla seconda parte della domanda, la democrazia presupporrebbe un costante vigilare sull'operato delle persone scelte per rappresentarci, e, ancora una volta, questo è possibile solo in ambito locale e limitato, laddove ci si confronta con le azioni degli eletti in prima persona ogni giorno, dovendo affrontare le scelte che essi operano per la comunità.
La crocetta in sé, posta su di un foglietto di carta ogni 5 anni risulta essere in fin dei conti una sorta di atto simbolico, un modo per convincere il singolo cittadino di far parte in qualche modo del processo decisionale.


Però Gela  è una Città da 80.000 abitanti con una situazione di disagio economico-sociale grande e l'educazione a votare per averne un ritorno personale: come possiamo sperare di selezionare il meglio? con i media locali abbastanza timidi e sempre preoccupati del potere?
In effetti, già un contesto come Gela esula da quello di piccola comunità; la democrazia ha senso al massimo solo in un contesto ridotto. Quando entrano in ballo situazioni come quelle che descrivi stiamo parlando d'altro, e qui il discorso si dovrebbe fare brutale e "antipatico".
Quando la democrazia assume queste dimensioni, allora diventa il terreno ideale per persone che hanno altri interessi che non il "bene comune", concetto vago e sfuggente, e diventa un gioco di scambio di favori, nella migliore delle ipotesi, oppure dove si affrontano i plagiatori e populisti migliori e alla fine vince chi sa vendersi meglio.
Quindi nessuna probabilità di selezionare il meglio?

Su questo punto lascio la risposta agli scritti di Renè Guenon:

"Ma la grande abilità dei dirigenti democratici del mondo moderno sta nel far credere al popolo che esso si governi da sé.
E il popolo si lascia persuadere volentieri, tanto più che così esso si sente adulato, mentre è incapace di riflettere quanto occorre per accorgersi di una simile impossibilità.
Per creare questa illusione, si è inventato il “suffragio universale”: è l’opinione della maggioranza come presunto principio della legge.
Ciò di cui non ci si accorge, è che l’opinione pubblica è qualcosa che si può facilissimamente dirigere e modificare.
Per mezzo di adeguate suggestioni in essa si possono sempre provocare delle correnti nell’uno o nell’altro senso.
Non ricordiamo più chi ha parlato di “fabbricare l’opinione”: espressione giustissima, benché bisogna dire, da un lato, che i dirigenti apparenti non sono sempre coloro che dispongono dei mezzi necessari per venire a tanto[...]

Ci limiteremo a segnalare che questa stessa incompetenza offre il vantaggio di alimentare la illusione in discorso: effettivamente solo in tali condizioni gli uomini politici in questione possono sembrare l’emanazione della maggioranza, apparendo quasi come un’immagine di essa, giacché la maggioranza, quale si sia la materia su cui è chiamata a pronunciarsi, sarà sempre costituita dagli incompetenti, il cui numero è incomparabilmente più grande di quello degli uomini capaci di decidere con piena cognizione di causa.
[…]
L’errore più visibile è proprio quello or ora indicato: il parere della maggioranza non può essere che l’espressione dell’incompetenza, la quale poi risulta dalla mancanza d’intelletto o dall’ignoranza pura e semplice.
Qui si potrebbero fare intervenire alcune osservazioni in fatto di “psicologia collettiva” ricordando soprattutto il fatto ben noto, che in una folla l’insieme delle reazioni mentali producentisi negli individui che ne fanno parte forma una risultante che non corrisponde nemmeno al livello medio, bensì a quello degli elementi più bassi."

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