con la collaborazione di Carlo Brevi - Santaruina.it
Gela – Siamo in campagna elettorale e cresce la voglia di
voler votare bene e di sostenere il miglior candidato possibile per la
collettività, per risolvere i problemi della comunità: ma abbiamo veramente la
possibilità di migliorare la nostra Comunità con una preferenza?
Per rispondere a questa domanda, dovremmo tornare indietro
alle prime democrazie nella Storia delle società umane, per motivo mi avvarrò
di un esperto di storia, filosofia, religioni e miti, Carlo Brevi, conosciuto
per il Blog Santaruina.it.
Posso premettere, innanzitutto che la democrazia classica
non prevedeva il suffragio universale e che il diritto di voto era appannaggio
di pochi. Infatti, la cittadinanza era riconosciuta a coloro i quali avevano un
certo grado di istruzione ed una certa condizione economica, di certo si
trattava di uomini mediamente più intelligenti di noi che non venivano
“educati”, ma venivano “formati” al pensiero, alle arti e molto altro senza
seguire i “programmi ministeriali” del Governo.
Nelle società moderne, invece, al
raggiungimento della maggiore età, tutti acquisiscono il diritto al voto e alla
selezione del governo del nostro paese: ma siamo tutti davvero interessati ed
informati?
Nel passato, i popoli che hanno inventato la democrazia credevano che non tutti
fossero nelle condizioni di votare, persone troppo povere o non in grado di
capire per questione di abitudine, sarebbero state preda del qualunquismo e della
propaganda.
Nelle democrazie moderne, invece, che si basano sul suffragio universale la
gente è spaccata tra coloro che sono polarizzati in valori contrapposti, coloro
i quali sono facilmente suggestionabili (il c.d. voto moderato), coloro i quali
hanno voglio di lucrare sulla democrazia e coloro i quali non vogliono
partecipare.
Il voto c.d. moderato o meglio voto conservato subisce l’influenza della
propaganda e dei Mass Media e dei gruppi di potere.
Quindi a questo punto chiedo al nostro ospite di oggi: Carlo ci sarà una possibilità di selezionare delle persone valide in
questa campagna elettorale? La democrazia è mettere una crocetta ogni 5 anni su
un foglietto?
Se la democrazia
potesse avere un senso, questo potrebbe al massimo trovarsi nell'ambito delle
elezioni locali, e questo perché il presupposto dei concetti di “delega” e di
“rappresentanza”, concetti sui quali la democrazia si fonda, necessitano di una conoscenza
profonda, personale, tra votante/elettore e candidato.
In ambito nazionale questo non è possibile, poiché poco si sa delle reali
intenzioni e del reale carattere di chi chiede il nostro voto, mentre in ambito
locale vi è ancora la possibilità di avere una conoscenza diretta della persona
a cui potremmo affidare il compito di rappresentarci.
E per rispondere anche alla seconda parte della domanda, la democrazia
presupporrebbe un costante vigilare sull'operato delle persone scelte per
rappresentarci, e, ancora una volta, questo è possibile solo in ambito locale e
limitato, laddove ci si confronta con le azioni degli eletti in prima persona
ogni giorno, dovendo affrontare le scelte che essi operano per la comunità.
La crocetta in sé, posta su di un foglietto di carta ogni 5 anni risulta essere
in fin dei conti una sorta di atto simbolico, un modo per convincere il singolo
cittadino di far parte in qualche modo del processo decisionale.
Però Gela è una Città da 80.000 abitanti con una
situazione di disagio economico-sociale grande e l'educazione a votare per
averne un ritorno personale: come possiamo sperare di selezionare il meglio?
con i media locali abbastanza timidi e sempre preoccupati del potere?
In effetti, già un
contesto come Gela esula da quello di piccola comunità; la democrazia ha senso
al massimo solo in un contesto ridotto. Quando entrano in ballo situazioni come
quelle che descrivi stiamo parlando d'altro, e qui il discorso si dovrebbe fare
brutale e "antipatico".
Quando la democrazia
assume queste dimensioni, allora diventa il terreno ideale per persone che
hanno altri interessi che non il "bene comune", concetto vago e
sfuggente, e diventa un gioco di scambio di favori, nella migliore delle
ipotesi, oppure dove si affrontano i plagiatori e populisti migliori e alla
fine vince chi sa vendersi meglio.
Quindi nessuna
probabilità di selezionare il meglio?
Su questo punto lascio la risposta agli scritti di Renè Guenon:
"Ma la grande abilità dei dirigenti democratici del
mondo moderno sta nel far credere al popolo che esso si governi da sé.
E il popolo si lascia persuadere volentieri, tanto più che
così esso si sente adulato, mentre è incapace di riflettere quanto occorre per
accorgersi di una simile impossibilità.
Per creare questa illusione, si è inventato il “suffragio
universale”: è l’opinione della maggioranza come presunto principio della
legge.
Ciò di cui non ci si accorge, è che l’opinione pubblica è
qualcosa che si può facilissimamente dirigere e modificare.
Per mezzo di adeguate suggestioni in essa si possono sempre
provocare delle correnti nell’uno o nell’altro senso.
Non ricordiamo più chi ha parlato di “fabbricare
l’opinione”: espressione giustissima, benché bisogna dire, da un lato, che i
dirigenti apparenti non sono sempre coloro che dispongono dei mezzi necessari
per venire a tanto[...]
Ci limiteremo a segnalare che questa stessa incompetenza
offre il vantaggio di alimentare la illusione in discorso: effettivamente solo
in tali condizioni gli uomini politici in questione possono sembrare
l’emanazione della maggioranza, apparendo quasi come un’immagine di essa,
giacché la maggioranza, quale si sia la materia su cui è chiamata a
pronunciarsi, sarà sempre costituita dagli incompetenti, il cui numero è
incomparabilmente più grande di quello degli uomini capaci di decidere con
piena cognizione di causa.
[…]
L’errore più visibile è proprio quello or ora indicato: il
parere della maggioranza non può essere che l’espressione dell’incompetenza, la
quale poi risulta dalla mancanza d’intelletto o dall’ignoranza pura e semplice.
Qui si potrebbero fare intervenire alcune osservazioni in
fatto di “psicologia collettiva” ricordando soprattutto il fatto ben noto, che
in una folla l’insieme delle reazioni mentali producentisi negli individui che
ne fanno parte forma una risultante che non corrisponde nemmeno al livello
medio, bensì a quello degli elementi più bassi."
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