giovedì 31 maggio 2012



Dar voce alle segnalazioni dei beni più amati in Italia per assicurarne un futuro è lo scopo de “I Luoghi del Cuore” , il censimento nazionale promosso dal FAI che chiede ai cittadini di indicare i luoghi che sentono particolarmente cari e importanti e che vorrebbero fossero ricordati e conservati intatti per le generazioni future. 
Attraverso il Censimento il FAI sollecita le Istituzioni locali e nazionali competenti affinché conoscano il vivo interesse dei cittadini nei confronti delle bellezze del Paese e mettano a disposizione le forze necessarie per salvaguardarle; ma il censimento è anche il mezzo per intervenire direttamente, laddove possibile, nel recupero di uno o più beni votati.

Ecco questo è il progetto del FAI ma per arrivare a ciò, bisogna che noi, amanti del nostro territorio e soprattutto dei nostri beni culturali, votiamo. Diverse sono i beni selezionati e schedati, su i Luoghi del cuore, riferiti alla città di Gela ma uno, a parer mio, merita particolarmente attenzione.

LA TORRE DI MANFRIA.

Essa ha una lunga storia, che inizia probabilmente nella metà del XVI secolo, faceva parte del sistema di avviso delle Torri costiere della Sicilia, costruita su indicazione dell’architetto Camillo Camilliani. E’ a noi, drammaticamente, noto che la torre perde parecchi pezzi l’anno, le intemperie in primis ma l’inciviltà di certa gente regna sovrana.
Tale torre dicesi ”privata”, e sappiamo che fine fanno i beni storici privati in città! Per scongiurare il peggio, diamo il nostro piccolo contributo, votiamo seguendo i passaggi:

1)vai sul sito http://www.iluoghidelcuore.it/home/
2) in alto a destra troverai ACCEDI, se sei registrato vai al passo 6 altrimenti clicca su "Non sei ancora registrato"
3) compila con i tuoi dati , scegliendo un nickname, una password qualsiasi, nazione e clicca su "accetto il trattamento...", clicca ora su INVIA DATI
3.1) se possiedi un account facebook o twitter la registrazione sarà un pò più semplificata.(cliccare su consenti l'applicazione)
4) Controllate la vostra casella di posta e cliccare su "Conferma indirizzo e-mail"
5) Ri-inserite e mail e password e clicca su ENTRA
6) su cerca luogo , inserendo Sicilia e città Gela vi appariranno I LUOGHI DEL CUORE, cliccate su TORRE DI MANFRIA e clicca sul logo verde "Segnala questo luogo del cuore" 
7)CONFERMA LA SEGNALAZIONE
8 ) per validare il voto è necessario completare il vostro profilo con cap,comune,provincia ecc...e INVIA DATI




Un cittadino GELESE fiero di esserlo

giovedì 17 maggio 2012

scritto da Catania A. Eugenio


Diverse persone mi hanno chiesto di dare un’opinione sulla decisione del Gruppo Eni (ex Ente Nazionale Idrocarburi) e per loro e in particolare per una di queste persone che stimo in maniera particolare, sospendo per un giorno la mia protesta (autosospensione dall’attività di Gela – Brainstorming) dopo 32 di silenzio non per emettere una sentenza, ma per fare delle valutazioni.
L’Eni attraverso un comunicato stampa (16/17 Aprile 2012) decide di chiudere 2 linee di produzione della Raffineria di Gela (ufficialmente per ristrutturazione) con relativa mobilità per 500 operai diretti, ma manterrà la linea che si occupa dalla raffinazione del greggio locale e soprattutto il termovalorizzatore a pet coke che vende energie elettrica all’Enel usufruendo ancora dei benefici del cip6 (un incentivo statale per la produzione di energia da fonti rinnovabili). http://it.wikipedia.org/wiki/CIP6
La Politica dopo questa notizie si è affrettata a ribadire che: <<l’Eni non può abbandonare il territorio…>>, <<L’Eni deve fare…>>, <<L’Eni riaprirà nel 2013…>> ecc. Una reazione abbastanza comprensibile da parte della Politica rimanere aggrappati ad un vecchio amico che ha assicurato: voti, clientele (spesso carriere) ed ingenti risorse finanziarie. Anche sua Eccellenza il Monsignore ha fatto una dichiarazione a mezzo stampa dello stesso tono di un politico, sarà che ci sono affinità tra la politica e la chiesa che mi “sfuggono”…
Invece, non mi aspettavo la stessa reazione da parte dei cittadini gelesi, credo che a caldo non abbiano ben analizzato la situazione e poi la “triplice” (Chiesa, Giornalisti e Politici) abbia sopito le menti indirizzando qualsiasi discorso su :  <<l’Eni non può abbandonare…>>, <<L’Eni deve fare…>>, <<L’Eni riaprirà nel 2013…>> e cosi via, parola d’ordine è far pensare poco e riflettere ancora meno.
Il messaggio è chiaro in questa Città secondo i poteri forti (Chiesa, Poteri Economici, ed Eni – I Politici ed I Giornalisti vengono manovrati dai primi 3 che ho citato) è impossibile pensare ad uno sviluppo senza la Raffineria, non è un caso che il discorso sia stato impostato in questa direzione e non verso la necessità di un cambio strategico nel nostro sviluppo, ma la Raffineria ci fa rimanere attaccati ad un modello economico decadente e privo di futuro.
Mi spiego meglio, anche se la Raffineria riassumesse tutti i 500 dipendenti fra un anno (o i miei dubbi perché molti verranno accompagnati alla pensione) ci sarebbe sempre una valutazione da fare, in totale i dipendenti della Raffineria di oggi 1300 rispetto al 1979, sarebbero un numero esiguo dato che si parlava di 5000 dipendenti diretti (ma non ho dati precisi). Chiarisco: la Città deve decidere, in maniera chiara e senza soluzioni di compromesso (senza aggrapparsi alla linea 1, linea2, ½ linea o la ciminiera) o Gela diventa nuovamente un polo industriale importante e quindi l’investimento del colosso Eni di milioni di euro per avere nuove produzioni (polimeri europa, chimica ecc) e ricerca con le conseguenze positive minimo 5000 posti lavoro di occupazione diretta ed altrettanti nell’indotto e negative che comporta (bassa qualità della vita, esalazioni velenose e malattie polmonari e cancro) ovvero sganciarsi da questo sviluppo ed andare verso un modello di sviluppo che possa garantire più occupazione e più opportunità per tutti.
Ma, fino a quando ci sarà una sola linea della Raffineria a Gela (specialmente il pet coke): non si potrà investire sul turismo, non si potrà assistere ad un risveglio culturale, non si potrà investire sull’agricoltura e non si potrà avere un Consiglio Comunale che faccia veramente gli interessi della Città.
Questa è l’occasione di ricordare che il sito di Gela è stato determinante per le politiche energetiche nazionali, per consentire all'AGIP di non essere liquidata e così garantire alla “Nazione Italia” di avere una politica energetica indipendente rispetto alle altre potenze. Questo è il momento di far vedere il senso dello Stato italiota e risarcire la Città di Gela di questo sacrificio, mettendo a disposizione i fondi per la dismissione graduale e la bonifica dell'aria del petrolchimico e il finanziamento di un nuovo modello di sviluppo basato su: agricoltura, turismo, artigianato, infrastrutture portuali, rinnovabili e ferroviarie ed università.
Questa non è una strada facile, bisognerà riconvertire la forza lavoro che potremmo occupare per un periodo non precisato ma senza dubbio avremo una grande chance per dare un nuovo slancio all’economia della zona ed anche per altre ricadute positive.
Rimanere in bilico, invece, fa solo il gioco dell’Eni e dello Stato suo azionista che vuole mantenere un presidio, possibilmente il più lucroso perché non vuole impegnarsi in una bonifica che gli costerebbe miliardi di euro ma così facendo condanna la Città alla morte, perché impossibilitata a indirizzarsi verso un'altra economia.
In tempi non sospetti (Luglio 2011) avevo già scritto del rapporto tra la Città di Gela e la Raffineria cito:
https://www.facebook.com/groups/141644302550080/doc/216626731718503/
<<La città di Gela, nel 1950 circa, ha venduto la sua anima e il suo futuro ad un cane con 6 zampe.
Il cane sputa fuoco, ha distrutto tutto quello che preesisteva alla sua venuta: cultura, artigianato, agricoltura, turismo, qualità della vita, le testimonianze archeologiche, paesaggi naturali (dall'abusivismo indotto da uno sviluppo esogeno) e perfino corrotto gli animi e la morale della gente. Facendo dei gelesi degli ignavi senza ambizioni, incapaci di progettare o di fare sviluppo, attività che è stata completamente delegata alla raffineria.
La raffineria detta la politica economica alla Città: è lei decide i piani di investimenti, è lei che decide quali ditte assegnare i lavori, è lei  decide se un certo reparto deve essere chiuso, è lei che decide l'uso del porto commerciale. Tutto questo, in funzione delle sue necessità e non delle necessità della Città e dei suoi cittadini (e bene sottolinearlo).
I gelesi, si sono abituati a vivere dell'elemosina e non hanno ne la voglia e ne il coraggio di autogestirsi.>>
Per chi non fosse iscritto al gruppo su facebook può leggerlo qui
Saluti

P.s. non rubatemi le idee :D 

Scritto da Catania A. Eugenio

scritto da Catania A. Eugenio
si ripropone un documento del gruppo di 9 mesi fa!

La città di Gela, nel 1950 circa, ha venduto la sua anima e il suo futuro ad un cane con 6 zampe.
Il cane sputa fuoco, ha distrutto tutto quello che preesisteva alla sua venuta: cultura, artigianato, agricoltura, turismo, qualità della vita, le testimonianze archeologiche, paesaggi naturali (dall'abusivismo indotto da uno sviluppo esogeno) e perfino corrotto gli animi e la morale della gente. Facendo dei gelesi degli ignavi senza ambizioni, incapaci di progettare o di fare sviluppo, attività che è stata completamente delegata alla raffineria.
La raffineria detta la politica economica alla Città: è lei decide i piani di investimenti, è lei che decide quali ditte assegnare i lavori, è lei  decide se un certo reparto deve essere chiuso, è lei che decide l'uso del porto commerciale. Tutto questo, in funzione delle sue necessità e non delle necessità della Città e dei suoi cittadini (e bene sottolinearlo).
I gelesi, si sono abituati a vivere dell'elemosina e non hanno ne la voglia e ne il coraggio di autogestirsi.
In passato si è pensato che sarebbe stato più utile sfruttare ancora per qualche anno il “demonio”, ma diversamente: per fare del bene, per risarcire la Città facendo infrastrutture ed opere di sviluppo.
Ma, si può fare del bene, sfruttando qualcosa di malvagio?
Questo è un interrogativo interessante e noi abbiamo il risultato di questo scellerato tentativo, quindi dovremmo aver capito che bisogna arrivare a maneggiare certe “forze economiche” quando la società è matura per capire ed esprimere la giusta classe dirigente (ed anche la presenza di uno Stato davvero rappresentativo dei cittadini e non come socio della multinazionale).
Se questo non bastasse, il modello di sviluppo del cane a 6 zampe è un modello di sviluppo con un trend in negativo. Il polo industriale non effettua più utili tramite la raffinazione, ma attraverso la vendita dell'energia elettrica all'Enel, creata bruciando un rifiuto speciale (a Gela c'è l’unico termovalorizzatore siciliano).
C’è bisogno di un cambio strategico nel nostro sviluppo, ma la Raffineria ci fa rimanere attaccati ad un modello economico decadente e privo di futuro. Fino a quando ci sarà la Raffineria a Gela: non si potrà investire sul turismo, non si potrà assistere ad un risveglio culturale, non si potrà investire sull’agricoltura e non si potrà avere un Consiglio Comunale che faccia veramente gli interessi della Città.
Sarebbe l’ora di ricordare che il sito di Gela è stato determinante per le politiche energetiche nazionali, per consentire all'AGIP di non essere liquidata e così garantire alla “Nazione Italia” di avere una politica energetica indipendente rispetto alle altre potenze. Questo è il momento di far vedere il senso dello Stato italiota e risarcire la Città di Gela di questo sacrificio, mettendo a disposizione i fondi per la dismissione graduale e la bonifica dell'aria del petrolchimico e il finanziamento di un nuovo modello di sviluppo basato su: agricoltura, turismo, artigianato, rinnovabili, infrastrutture portuali e ferroviarie ed università.
Questa volta, però, devono essere i gelesi (e gli abitanti dei Comuni Limitrofi) a ideare un nuovo piano di sviluppo e non farci imporre un qualcosa che non corrisponda alle potenzialità del nostro territorio. Non essendo egoisti e a pensare ad uno sviluppo per tutta l’area di cui facciamo parte, evitando di accentrare ma di sviluppare le peculiarità dei singoli territori, condividendo competenze e risorse. Perché la Città di Gela non può continuare a guardarsi l’ombelico, ha l’obbligo di uscire fuori dai suoi confini cittadini e di dare risposte anche ai Comuni Vicini che aspettano che Gela si sveglia dal suo torpore.
La politica locale invece, si affanna per cercare di rimanere aggrappata a questo modello di sviluppo (moribondo) che ha assicurato voti, clientele e ingenti risorse finanziarie (a privati ed enti pubblici).
D’altra parte come dargli torto!

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